lunedì 26 febbraio 2007

E mentre gli Open bar vogliono vendere alcol a piene mani, i giovani continuano a morire


Vivessimo in uno stato in cui la sicurezza stradale fosse veramente una priorità, gli eventi delle notti scorse di guerra sulle strade avrebbero dovuto condurre i vertici del paese a decretare il lutto nazionale. 12 vittime nel giro di poche ore, e purtroppo, si tratta di un bilancio provvisorio, destinato a rimanere tale almeno fino al 2009, visto che ad oggi non abbiamo i dati definitivi nemmeno del 2005. Ad attirare così tanta attenzione, tanto che i principali TG di mezza giornata hanno dedicato le rispettive aperture alla notizia dei due terribili schianti, la caratteristica plurimortale degli eventi, con immagini che definire raccapriccianti ci sembra riduttivo.
Le tante assurde tragedie dell’ultima notte hanno però alcuni denominatori comuni: l’età delle vittime, l’altissima velocità degli impatti (avete voglia voi a parlare di asfalti bagnati) e l’ombra dell’alcol.
Il fatto è che, a differenza di altri paesi che utilizzano tali eventi per creare una sorta di monito, difficilmente conosceremo le cause effettive delle sciagure: l’accertamento delle dinamiche, una volta cambiato canale, non interessa più a nessuno, ad eccezione dei familiari, degli investigatori, dei giudici e delle assicurazioni: e poi, diciamolo una volta per tutte, c’è una sorta di pietoso riserbo per chi muore, per chi in fondo paga con la vita un proprio errore. È la nostra cultura mediterranea che ci impone questo tipo di rispetto, ma dobbiamo cambiare. Dobbiamo imparare a ripartire là dove abbiamo sbagliato e non parlare di ciò che è stato è profondamente sbagliato.
La prima bomba capace di spazzare via 5 vite in un colpo solo è esplosa a Squinzano (Lecce), nel salento, sulla provinciale per Torchiarolo (Brinidisi): qui una Mini Cooper con a bordo 5 ragazzi, che stava viaggiando a velocità molto elevata, è finita sulla corsia opposta (forse dopo aver perso aderenza su un cavalcavia) centrando una Mercedes, con a bordo il solo conducente. Muoiono Massimiliano Geusa (30 anni), conducente della Mini, il 18enne Antonio Giannuzzi, Giorgio Tario, 19 anni, Cristian Serinelli (25) e Marco Laterza, 27enne: gravissime le condizioni di Sandro Serinelli, l’autista della Mercedes, in prognosi riservata al reparto di rianimazione di Brinidisi. Le vittime ed il ferito erano tutte di Torchiarolo. Dopo lo schianto l’auto sportiva – perché di questo si tratta – si è capovolta incendiandosi, e per i suoi 5 occupanti non c’è stato più niente da fare. I loro corpi sono stati riconosciuti solo grazie a qualche effetto personale. Alcuni cronisti hanno parlato di fondo viscido per la pioggia, ma le uniche cause possibile in eventi come questo (malore o guasto meccanico a parte), sono la velocità eccessiva o uno stato di coscienza alterato: l’autopsia stabilirà anche questo, visto che i ragazzi stavano rientrando da Lecce, dove avevano trascorso la serata. Nel piccolo paese il municipio ospiterà la camera ardente.
L’altro evento che ha scosso per qualche minuto l’opinione pubblica, e ci venga perdonata la vena polemica, ha avuto come scenario la Statale 16 Adriatica, nei pressi di Cattolica (Rimini), dove le vittime registrate sono quattro. Anche in questo caso si è trattato di uno scontro frontale con un altro veicolo, con a bordo un’intera famiglia (padre di 46 anni, madre 36enne e due bambini di 5 e 7 anni, tutti miracolosamente scampati ed ora ricoverati in prognosi riservata). Le quattro vittime, di età compresa tra i 17 ed i 23 anni, la serata l’avevano appena cominciata. La loro BMW era infatti diretta a Rimini, ad alta velocità: in prossimità di una curva – in condizioni di asfalto bagnato – la mutata condizione di aderenza ha tratto evidentemente in inganno il giovane conducente. Il veicolo si è girato, presentandosi di lato sulla corsia opposta mentre sopraggiungeva la Mercedes ML. La dinamica ha probabilmente salvato la famiglia che si trovava a bordo, ma il muso del SUV è penetrato nell’abitacolo tagliandolo in due. Nessuno, là dentro, è sopravvissuto: muoiono così Filippo Melucci, 23 anni, Elisa Siliquini e Riccardo Procaccioli, 17enni, e Paolo Sorcinelli, 18 anni. Anche in questo caso l’autopsia accerterà se le condizioni psicofisiche del conducente (e di chi era con lui) erano normali.
Non lo erano certo quelle del 25enne che nella stessa notte di sangue ha ucciso Mariuccia Ariati, 52 anni, in una tragica carambola a Bagno (Reggio Emilia). Il giovane era alla guida della sua AUDI A4, sulla statale 52, quando ha tamponato con inusitata violenza una Volkswagen Lupo che viaggiava davanti a lui: dopo l’impatto la sua macchina è carambolata sulla corsia opposta, proprio mentre sopraggiungeva l’Opel Corsa della Ariati. È stato un impatto terribile, dalle conseguenze tragiche: la donna ha parlato a lungo coi soccorritori che cercavano di estrarla dalle lamiere, ma una volta adagiata sul lettino dell’ambulanza l’effetto dello schiacciamento è stato rapidissimo e si è spenta prima di poter raggiungere l’ospedale. La Polizia Stradale ha imposto al giovane di soffiare nell’etilometro e lo scontrino ha segnato un valore superiore a 2 g/l, tre volte oltre il consentito. Un cronista scrive “… Ora l'autorità giudiziaria dovrà valutare se sussistano gli estremi per accusarlo di omicidio colposo…”. C’è poco da valutare e nemmeno l’alibi della fitta nebbia dovrebbe salvarlo dall’incriminazione: uno che viaggia a velocità così elevata in condizioni così critiche o è ubriaco o non lo sappiamo… In ogni caso, la patente in tasca non dovrebbe averla più.
Una ragazza di 24 anni di Savia (Taranto) è invece morta in uno schianto a San Pancrazio Talentino (Brindisi), sulla Statale 7 Ter, dopo che la sua Mecedes 200 si è scontrata frontalmente con una Saab condotta da un 30enne: toccherà ai Carabinieri di Campi Salentina ricostruire la dinamica dell’impatto, dopo aver sentito i sopravvissuti. A bordo della Saab c’erano infatti 4 ragazzi, tutti ricoverati a Copertino. Poco lontano, ad Alezio-Sannicola (Lecce), un ciclista di 30 anni è stato investito ed ucciso da un’automobile.